Un altro rialzo dei tassi da parte della Fed. Mercati, oro, petrolio reagiscono. Le previsioni di Paul Flood, gestore multi-asset income di Newton IM di Bny Mellon
La Fed ha aumentato i tassi dello 0,25% come da previsioni e i mercati sono spaventati dal ritmo dei rialzi che sembrano più elevati dalle attese. Infatti con il tasso di disoccupazione ai livelli più bassi dal 1969 e i tagli alle imposte per 1.500 miliardi di dollari, la previsione è che l’economia statunitense continui a crescere a un passo sostenuto e la Fed ha annunciato altri due rialzi dello 0,25% entro la fine dell’anno.
La reazione dei mercati azionari e obbligazionari
In previsione di un elevato innalzamento dei tassi Usa, i mercati azionari hanno perso terreno sia negli Usa sia in Asia e la curva dei rendimenti obbligazionari si è appiattita, lasciando prevedere un rallentamento dell’economia.
Ciò significa che i mercati hanno una visione dell’andamento dell’economia diversa da quella della Fed.
Petrolio
Cina e India, intanto, si sono alleate per acquistare un maggior quantitativo di greggio dagli Stati Uniti, per contrastare così il predominio dell’OPEC e tenere i prezzi sotto controllo. Questa è una buona notizia per l’Amministrazione Trump, perché aiuta il deficit commerciale degli Stati Uniti e rappresenta un segnale che la posizione aggressiva sul commercio sta funzionando.
Oro
Anche il metallo giallo ha sofferto il forte apprezzamento del dollaro, crollando sotto $1300 e disegnando il nuovo minimo dell’anno. Ha subito l’apprezzamento del biglietto verde e anche la mancata ripartenza dell’inflazione che a livello globale (USA a parte) latita abbastanza. In ogni caso l’oro è un asset da tenere in portafoglio. La ripartenza del prezzo verso area 1360$/1400$ la si potrà rivedere solo se ritornerà il rischio sui mercati finanziari globali, in questo caso la sua funzione di bene rifugio classico potrà tornare utile”.
Resta l’interrogativo sulle conseguenze che avranno sull’economia mondiale i dazi messi in moto da Trump a livello mondiale.