E’ possibile avere conti correnti cointestati anche tra non parenti. Le procedure per aprirli e gestirli. Rischi e tutele.
Il conto corrente cointestato, a due o più persone, non necessariamente legate da vincoli di parentela, permette di effettuare tutte le normali operazioni bancarie: bonifici, prelievi, emissione di assegni, utilizzo di bancomat e carte di credito. Le principali caratteristiche su come aprire un conto corrente cointestato, la guida di Facile.it. Vediamo come funziona:
- Per aprire un conto corrente cointestato è necessario che i titolari del conto depositino in banca la loro firma originale.
- È possibile cointestare un conto corrente già esistente attraverso il deposito della firma del nuovo co-titolare.
- I conti correnti cointestati si suddividono in due tipologie: a firma congiunta e a firma disgiunta.
- Se la firma è congiunta tutte le operazioni e movimentazioni richiedono la presenza e la firma di tutti i cointestatari. Questa formula è consigliata nel caso in cui i co-titolari del conto siano soci in affari in quanto la controfirma consente di avviare un sistema di controllo su tutte le operazioni.
- Se la firma è disgiunta, ogni cointestatario può effettuare autonomamente qualsiasi operazione senza l’avvallo degli altri co-titolari.
- Uno dei vantaggi del conto corrente cointestato, specialmente se i co-titolari appartengono allo stesso nucleo familiare, è dato dal risparmio sui costi di gestione e sulle spese che restano pari a quelli di un conto corrente unico, senza ulteriori aggravi.
- Se i co-titolari sono soci in affari, il conto corrente cointestato può semplificare e facilitare la gestione della contabilità.
- Se i cointestatari sono due coniugi, in caso di separazione, il conto viene chiuso oppure quanto depositato viene conferito a uno dei due. Generalmente l’ammontare viene diviso in due parti uguali, salvo che uno dei due non dimostri di avere contribuito al saldo in maggior misura.
- Si presuppone che la proprietà del deposito sia suddivisa in quote uguali tra i cointestatari, a meno che, in caso di contenziosi, non si dimostri che uno di essi abbia contribuito al saldo in maniera prevalente.
- Possono insorgere problemi se il conto viene pignorato a causa di un mancato pagamento da parte di uno dei contestatari (ad esempio il mancato pagamento di un bollo auto). Tuttavia una sentenza del 2016 della Corte d’Appello di Roma ha stabilito che può essere pignorata solo la quota di proprietà del cointestatario esecutato.
Cosa succede in caso di decesso di uno dei cointestari
Il decesso deve essere immediatamente comunicato alla banca dagli eredi inviando il certificato di morte con raccomandata, Pec o consegna a mano, insieme alla dichiarazione di successione oppure, in mancanza di beni immobili e di depositi inferiori a 100mila euro, basta atto di notorietà che certifichi il diritto alla successione. La banca, dal canto suo, deve rilasciare agli eredi il riepilogo di tutti i rapporti intestati alla persona deceduta.
- Se il conto è a firma congiunta: alla morte di uno dei titolari, viene congelato per essere sbloccato solo quando sono concluse tutte le procedure relative alla successione e il denaro viene svincolato e ripartito tra i cointestatari superstiti e gli eredi in base alle quote spettanti.
- Se il conto è a firma disgiunta: i cointestatari superstiti possono disporre liberamente della quota spettante mentre la restante parte viene suddivisa tra gli eredi una volta concluse le procedure di successione. In questo caso, la banca può anche bloccare temporaneamente il conto, sino al termine delle procedure di successione, per evitare eventuali contenziosi con gli eredi. Alcune banche permettono agli eredi di utilizzare parte delle somme oggetto di successione, prima del termine della relativa procedura, per il pagamento delle spese funerarie se documentate.
Come vengono tutelati i cointestatari
Nel 2014, il Parlamento europeo ha emanato la Direttiva 2014/59/UE che regolamento a livello europeo le procedure di risoluzione in caso di crisi bancarie, il famoso bail-in ( salvataggio interno). Il provvedimento è stato recepito dall’Italia con il Decreto legislativo 180/2015. Tale decreto, a tutela dei correntisti, stabilisce che, in caso di crisi bancaria, i depositi sino a 100mila per singolo conto corrente, sono tutelati dal Fondo Interbancario. Per i conti cointestatati la tutela offerta è pari a 100mila euro per ogni cointestatario: ad esempio, i titolari sono due la copertura complessiva è pari a 200mila euro.
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