Il contesto è complesso e suggerisce cautela negli investimenti, ma si può trovare anche qualche buona opportunità. Quali potranno essere gli scenari?
Dopo un semestre difficile per gli investitori (da inizio anno i mercati azionari hanno perso oltre il 20% e i principali indici obbligazionari circa il 10%) anche la seconda metà dell’anno non si preannuncia migliore, anzi si intravvedono timori e preoccupazioni maggiori: le banche centrali diventano aggressive, l’inflazione corre e in fondo si intravvede lo spettro della recessione.
Tratteggiare uno scenario è comunque complicato. Certo più la guerra si protrae, più i rischi si intensificano. Gli sviluppi sul mercato delle materie prime, delle energetiche e degli alimentari legati al conflitto in Ucraina suggeriscono che l’inflazione raggiungerà il picco nel secondo trimestre negli Stati Uniti e nel terzo in Europa. Gli ultimi dati a disposizione vedono un’inflazione all’8,6% sia negli USA, sia in Area Euro (mese di giugno).
Un quadro che suggerisce un approccio prudente agli investimenti, ma non mancherà qualche buona opportunità.
Ecco quali potrebbero essere gli scenari secondo il Team di gestione di Anima Sgr.
Mercati azionari
Europa
privilegiare lo stile value
Nel corso del mese di giugno, il mercato azionario europeo ha perso terreno, affossato dalla stretta monetaria in atto su scala globale e dal deterioramento delle prospettive di crescita. Le incertezze all’interno del quadro macro ci inducono a mantenere un atteggiamento cauto.
Conviene privilegiare lo stile value rispetto al growth.
Per quanto riguarda i settori, visione positiva sui bancari, resilienti in caso di aumento dell’inflazione, ed healthcare.
Neutralità su energetici e information technology.
Visione negativa su materiali di base, industriale e assicurativo.
Italia
ancora cautela
L’incertezza ancora elevata su molti fronti consiglia l’ approccio prudente. Nonostante ciò, si può iniziare a valutare alcune opportunità di acquisto su titoli molto penalizzati dal de-rating del mercato, ma con sostanziale tenuta dei margini e visibilità elevata sulla dinamica degli utili.
A livello settoriale, la visione è negativa sui settori industriale e lusso, mentre siamo in sovrappeso sui finanziari, il settore presenta valutazioni interessanti e la performance potrebbe essere favorita da tassi di interesse in risalita.
USA
Parola d’ordine diversificazione
Le valutazioni offrono una lettura neutrale, ma non c’è ancora stato un aumento significativo della dispersione degli utili societari, che potrebbe aggiungere ulteriore volatilità.
A livello settoriale, non ci sono particolari anomalie valutative, quindi i nostri portafogli sono posizionati nel modo più diversificato possibile.
Vengono mantenute le posizioni nei consumi discrezionali e in quelli di base, alla luce delle penalizzazioni che sono state, in molti casi, eccessive. Anche le società growth sono tornate a registrare valutazioni interessanti, ma stiamo incrementando le posizioni gradualmente a fronte di frequenti sorprese negative sugli utili.
Emergenti
Cina. Per gli emergenti, il contesto si conferma difficile. La Cina, in questo mese, è stata l’area di maggior interesse in Asia, grazie a dati macro migliori e a una situazione Covid in miglioramento. Permangono però dubbi sulla possibilità che il rally prosegua, alla luce del fatto che, storicamente, è raro che accada in concomitanza con un bear market americano.
Mercati obbligazionari
Governativi:
I timori di una recessione iniziano a respirarsi anche nel reddito fisso, benché le stime degli investitori sulla stretta monetaria restino aggressive.
La sensazione è che le banche centrali stiano accelerando il passo nella consapevolezza che la finestra utile per alzare i tassi sia molto stretta: Fed e BCE hanno già annunciato rialzi dei tassi e la Swiss National Bank li ha alzati in modo del tutto inatteso.
Questa tendenza potrebbe consolidarsi nel breve termine prima che il rallentamento dell’economia o la recessione costringano le autorità monetarie a una pausa.
Alla luce di queste riflessioni, confermiamo il giudizio costruttivo sui governativi core.
Discorso diverso per i titoli di Stato italiani, sui quali esprimiamo una view prudenzialmente neutrale, per diversi motivi:
- le criticità sul fronte dell’applicazione della flessibilità nel reinvestimento delle scadenze del PEPP,
- le possibili difficoltà nell’approvazione di uno scudo anti-spread efficace,
- l’aumento e un rischio politico con l’approssimarsi della scadenza della legislatura.
Obbligazioni societarie.
Il contesto non è favorevole per gli emittenti a basso rating. I mercati restano, peraltro, molto nervosi, come dimostra la persistenza dell’indice MOVE, una misura della volatilità sui titoli di Stato americani, su livelli che non si vedevano dai tempi della crisi Lehman.
Si tratta di sviluppi che supportano evidentemente la preferenza per i governativi core rispetto alla periferia, e
per gli emittenti societari a più alto merito di credito.