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Patrizia Puliafito
DIRETTORE RESPONSABILE
Patrizia Puliafito
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E’ in arrivo la recessione?

Patrizia Puliafito
Siamo davvero vicini a una recessione?

E’ in arrivo la recessione? Lo abbiamo domandato a Giacomo Saibene, Equity Portfolio Manager, Quaestio SGR e Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. La situazione generale è debole ma è possibile che si riprenda soprattutto con la discesa dell’inflazione.

Giacomo Saibene: guardiamo indietro per capire 

Arrivati a metà del 2023 con le maggiori economie in ottima salute, ci si è quasi stancati di domandarsi se arriverà o meno una recessione economica nei prossimi mesi.

Se da un lato tanti indicatori macro-finanziari danno segnali piuttosto chiari di un prossimo rallentamento dell’economia, dall’altro sembra di aspettare Godot. Per ingannare questa attesa vorrei quindi ripercorrere alcuni degli eventi che portarono alla Grande Recessione del 2007/09, per evidenziarne similitudini e differenze.

  • Il primo segnale tecnico di recessione arriva nel febbraio 2006, con l’inversione della curva dei tassi 10-2Y, che rimarrà tale per quasi tutti i 16 mesi successivi.
  • Nel luglio 2006 la FED pone fine al rialzo dei tassi, fermandosi al 5.25% per tutti i 12 mesi successivi, e il prezzo delle case USA raggiunge il suo massimo. Primi significativi segnali di stress sia sul mercato dei beni durevoli sia sul mercato immobiliare appaiono nel febbraio 2007.
  • Tra agosto e settembre 2007 ci sono i primi fallimenti di hedge fund e REITS legati ai mutui subprime, oltre la corsa agli sportelli della banca inglese Northern Rock. La FED inizia a tagliare i tassi e il tasso di disoccupazione sale al 4.7% dal 4.4% di maggio.
  • Il mercato azionario però continua a crescere, con l’indice S&P 500 che raggiungerà il suo massimo in ottobre (+24% YoY).
  • Nel gennaio 2008 la FED riduce i tassi di -0.75% con un intervento emergenziale. Le borse registrano il peggior mese dal 2000: -6% per l’indice S&P 500.
  • Marzo 2008: la banca Bear Stearns si dichiara insolvente e viene forzatamente acquisita da JPMorgan Chase e la FED effettua un nuovo taglio dei tassi di -0.75%.
  • Nel luglio 2008 il prezzo del petrolio raggiunge il record storico di 147$ al barile, mentre i prezzi delle case e l’indice S&P 500 sono a -11% e -16% dai loro massimi.
  • Settembre 2008: la banca d’affari Lehman Brothers fallisce. Il governo prende controllo di Fannie Mae, Freddie Mac e AIG. Bernanke chiede la creazione di un fondo da 700$ miliardi (Troubled Asset Relief Program) per ripristinare la liquidità nel mercato monetario, prossimo al collasso. Il Congresso tuttavia non fa passare la proposta al primo voto (29 settembre), ma soltanto qualche giorno dopo (1 ottobre), contribuendo ad alimentare lo stato di panico sui mercati.
  • Marzo 2009: l’indice S&P 500 crolla a -51% dai massimi. Il prezzo delle case (ora a -20%) continuerà a scendere fino al 2012 e il tasso di disoccupazione continuerà a salire fino a ottobre 2009, arrivando al 10%. Il Congresso USA approva un piano di aiuti fiscali da 787$ miliardi (American Recovery and Reinvestment Act).
  • Dopo sei mesi di “buio economico”, le grandi banche americano riportano profitti nei loro conti trimestrali e i mercati finanziari iniziano il rimbalzo.
  • Questo processo è durato due anni e mezzo: l’indice S&P 500 raggiunse il suo valore massimo nell’ottobre 2007: 15 mesi dopo la fine del ciclo di rialzi dei tassi.
  • Dopo il turbolento inizio del 2008, l’indice S&P 500 rimase relativamente stabile, da maggio a settembre 2008, seppur a -10/15% dai suoi massimi, così come il tasso di sconto della FED, che rimase appena sotto al 2% per quattro mesi.
  • Nel primo anno non successe quasi nulla.
  • Nel secondo vi furono eventi più critici, che lasciarono i consumatori con un patrimonio ridotto del -10/15%.
  • Ma è nel settembre 2008 che crollò tutto: in un contesto già molto fragile, furono il fallimento di Lehman Brothers e il completo blackout dei mercati monetari a innescare definitivamente la Grande Recessione, con una politica fiscale tentennante.

Oggi ci sono molte similitudini, ma anche importanti differenze: sono fallite alcune banche, ma non c’è un sistema finanziario ombra pieno di titoli ABS invalutabili. La curva dei tassi si è già invertita, ma la ricchezza dei consumatori è più solida di allora.

La differenza più importante è che, fortunatamente, ancora non c’è stato un evento saliente capace di scatenare una crisi, così come fu Lehman Brothers. Infatti, non serve soltanto un lento accumularsi di eventi per generare una recessione, ma soprattutto c’è bisogno di un evento cruciale, come un enzima per scatenare una reazione chimica: oggi ancora non si è palesato, come il nostro Godot, e purtroppo non sappiamo se mai arriverà mai o meno.

Si avvicina la prospettiva di una recessione per UK e UE?

 Steven Bell: i dati mostrano debolezza, ma se l’inflazione scenderà          la situazione migliorerà

 Gli indici dei responsabili degli acquisti dell’Eurozona, Stati Uniti e Regno Unito hanno registrato forti cali.

  • Per l’Eurozona e il Regno Unito, l’indice composito è sceso al di sotto di 50, indicando una contrazione e riaccendendo i timori di una recessione.
  • Il quadro generale dei dati ci porta a stimare un rischio elevato di recessione in Europa, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia.
  • Il Regno Unito dovrebbe cavarsela con una crescita debole, mentre gli Stati Uniti sembrano avere una base più solida.

 Alla luce di questi ultimi dati, dopo un’approfondita analisi, riteniamo che vi sia un rischio elevato di recessione in Europa, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia, mentre il Regno Unito dovrebbe cavarsela con una crescita debole e gli Stati Uniti sembrano presentare una situazione ancora più stabile.

I dati provenienti dall’Eurozona mostrano una debolezza generale. In particolare, la fiducia dei consumatori e delle imprese si è indebolita, nonostante il calo dell’inflazione e i livelli record di disoccupazione.

Diversi sono i fattori alla base di questa situazione. In primo luogo, sebbene i prezzi dell’energia siano scesi, sono ancora ben al di sopra dei livelli che si registravano prima che la Russia interrompesse le forniture di gas.

Le imprese tedesche che si affidavano al gas russo a basso costo non sono più in grado di sostenere la concorrenza. Sebbene la disoccupazione in Germania sia in calo, l’impennata dei fallimenti aziendali, ampiamente pubblicizzata, spaventa sia i consumatori che le aziende. Si registra, dunque, un’incertezza diffusa, dovuta anche all’aumento dei tassi d’interesse.

La mancanza di fiducia implica che i consumatori sono riluttanti ad utilizzare i risparmi accumulati durante la pandemia da Covid-19. Sebbene la spesa dei consumatori non sia debole ovunque, con le vendite al dettaglio in Spagna in piena espansione, questo trend rappresenta più un’eccezione che la regola.

Con l’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, i tassi di interesse sembrano destinati a salire ulteriormente e vi è una concreta possibilità di andare incontro ad una crescita negativa nel corso dell’inverno. È probabile che la disoccupazione aumenti, anche se non in misura significativa.

Anche nel Regno Unito gli indicatori mostrano debolezza, con gli ultimi dati che mostrano un forte calo, in particolare nel settore dei servizi, che si era finora dimostrato resiliente. Nonostante ciò, i dati più ampi si sono rivelati solidi.

A differenza dell’Eurozona, nel Regno Unito la fiducia dei consumatori è in ripresa e si prevede un aumento delle vendite al dettaglio in autunno. Con il passare delle settimane si assisterà, inoltre, ad un incremento del numero dei mutui a tassi molto più alti, mentre il prezzo delle case continuerà a diminuire e la disoccupazione aumenterà. Tuttavia, i tassi ipotecari sono scesi significativamente dai massimi registrati all’inizio di luglio e il calo dell’inflazione significa che i redditi reali stanno iniziando a crescere. La Banca d’Inghilterra potrebbe decidere di alzare i tassi ancora una volta, ma il picco dovrebbe essere ormai vicino.

Nell’Eurozona, la debolezza  è stata confermata dai dati concreti, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia. Tutto questo contribuisce a delineare un quadro preoccupante, anche per il Regno Unito.

Se la prospettiva di un’inflazione in calo si rivelerà corretta, si registreranno miglioramenti per quanto riguarda la fiducia dei consumatori e la crescita.

Infine, negli Stati Uniti la recessione sembra meno probabile; la ripresa dei pagamenti dei prestiti agli studenti potrebbe causare una battuta d’arresto, ma i fondamentali economici più ampi si dimostrano positivi.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA © 4 Settembre 2023

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