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E’ in arrivo la recessione?

Siamo davvero vicini a una recessione?

E’ in arrivo la recessione? Lo abbiamo domandato a Giacomo Saibene, Equity Portfolio Manager, Quaestio SGR e Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. La situazione generale è debole ma è possibile che si riprenda soprattutto con la discesa dell’inflazione.

Giacomo Saibene: guardiamo indietro per capire 

Arrivati a metà del 2023 con le maggiori economie in ottima salute, ci si è quasi stancati di domandarsi se arriverà o meno una recessione economica nei prossimi mesi.

Se da un lato tanti indicatori macro-finanziari danno segnali piuttosto chiari di un prossimo rallentamento dell’economia, dall’altro sembra di aspettare Godot. Per ingannare questa attesa vorrei quindi ripercorrere alcuni degli eventi che portarono alla Grande Recessione del 2007/09, per evidenziarne similitudini e differenze.

Oggi ci sono molte similitudini, ma anche importanti differenze: sono fallite alcune banche, ma non c’è un sistema finanziario ombra pieno di titoli ABS invalutabili. La curva dei tassi si è già invertita, ma la ricchezza dei consumatori è più solida di allora.

La differenza più importante è che, fortunatamente, ancora non c’è stato un evento saliente capace di scatenare una crisi, così come fu Lehman Brothers. Infatti, non serve soltanto un lento accumularsi di eventi per generare una recessione, ma soprattutto c’è bisogno di un evento cruciale, come un enzima per scatenare una reazione chimica: oggi ancora non si è palesato, come il nostro Godot, e purtroppo non sappiamo se mai arriverà mai o meno.

Si avvicina la prospettiva di una recessione per UK e UE?

 Steven Bell: i dati mostrano debolezza, ma se l’inflazione scenderà          la situazione migliorerà

 Gli indici dei responsabili degli acquisti dell’Eurozona, Stati Uniti e Regno Unito hanno registrato forti cali.

 Alla luce di questi ultimi dati, dopo un’approfondita analisi, riteniamo che vi sia un rischio elevato di recessione in Europa, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia, mentre il Regno Unito dovrebbe cavarsela con una crescita debole e gli Stati Uniti sembrano presentare una situazione ancora più stabile.

I dati provenienti dall’Eurozona mostrano una debolezza generale. In particolare, la fiducia dei consumatori e delle imprese si è indebolita, nonostante il calo dell’inflazione e i livelli record di disoccupazione.

Diversi sono i fattori alla base di questa situazione. In primo luogo, sebbene i prezzi dell’energia siano scesi, sono ancora ben al di sopra dei livelli che si registravano prima che la Russia interrompesse le forniture di gas.

Le imprese tedesche che si affidavano al gas russo a basso costo non sono più in grado di sostenere la concorrenza. Sebbene la disoccupazione in Germania sia in calo, l’impennata dei fallimenti aziendali, ampiamente pubblicizzata, spaventa sia i consumatori che le aziende. Si registra, dunque, un’incertezza diffusa, dovuta anche all’aumento dei tassi d’interesse.

La mancanza di fiducia implica che i consumatori sono riluttanti ad utilizzare i risparmi accumulati durante la pandemia da Covid-19. Sebbene la spesa dei consumatori non sia debole ovunque, con le vendite al dettaglio in Spagna in piena espansione, questo trend rappresenta più un’eccezione che la regola.

Con l’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, i tassi di interesse sembrano destinati a salire ulteriormente e vi è una concreta possibilità di andare incontro ad una crescita negativa nel corso dell’inverno. È probabile che la disoccupazione aumenti, anche se non in misura significativa.

Anche nel Regno Unito gli indicatori mostrano debolezza, con gli ultimi dati che mostrano un forte calo, in particolare nel settore dei servizi, che si era finora dimostrato resiliente. Nonostante ciò, i dati più ampi si sono rivelati solidi.

A differenza dell’Eurozona, nel Regno Unito la fiducia dei consumatori è in ripresa e si prevede un aumento delle vendite al dettaglio in autunno. Con il passare delle settimane si assisterà, inoltre, ad un incremento del numero dei mutui a tassi molto più alti, mentre il prezzo delle case continuerà a diminuire e la disoccupazione aumenterà. Tuttavia, i tassi ipotecari sono scesi significativamente dai massimi registrati all’inizio di luglio e il calo dell’inflazione significa che i redditi reali stanno iniziando a crescere. La Banca d’Inghilterra potrebbe decidere di alzare i tassi ancora una volta, ma il picco dovrebbe essere ormai vicino.

Nell’Eurozona, la debolezza  è stata confermata dai dati concreti, soprattutto in Germania, Paesi Bassi e Italia. Tutto questo contribuisce a delineare un quadro preoccupante, anche per il Regno Unito.

Se la prospettiva di un’inflazione in calo si rivelerà corretta, si registreranno miglioramenti per quanto riguarda la fiducia dei consumatori e la crescita.

Infine, negli Stati Uniti la recessione sembra meno probabile; la ripresa dei pagamenti dei prestiti agli studenti potrebbe causare una battuta d’arresto, ma i fondamentali economici più ampi si dimostrano positivi.

 

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