La situazione turca influenza i mercati finanziari che vanno in rosso. Si attendono interventi, mentre rumors veri e falsi si rincorrono e la volatilità continua.
Da inizio anno la Borsa turca ha perso il 21% . Nuovi minimi storici anche per i titoli di Stato turchi con la curva dei rendimenti invertita. La pressione si concentra sul triennale che vede schizzare il rendimento oltre il 25% e il 23,60% sulla scadenza a 5 anni.
L’attesa per un piano economico a difesa della lira turca continua, mentre, a sorpresa, mercati rallentano la discesa, quasi sapessero che qualcosa di importante bolle in pentola.
La banca centrale ha cominciato a ridurre la riserva obbligatoria, liberando risorse cash per le banche, così da evitare fughe dei depositi.
La valuta turca riduce i ribassi su dollaro ed euro rispettivamente del 4,87% e del 4,37% rispetto al 7,30% e al 7,45% dei giorni scorsi.
La situazione, tuttavia, non è affatto risolta e la volatilità continuerà a far da padrona, mentre rumors più o meno veri si rincorrono. Secondo quanto riferito da Bloomberg, sembrerebbe che l’ambasciatore turco negli Stati Uniti, Serdar Kilic, abbia richiesto un incontro con i vertici dell’amministrazione Trump. I mercati ci credono ed anche questa mattina forniscono timidi segnali di recupero.
L’effetto Turchia contagia anche i nostri bond che si avvicinano pericolosamente ai livelli di marzo con il Btp decennale al 3% di rendimento e lo spread Btp-Bund a 275 punti.
I possibili interventi della banca centrale turca per rafforzare la lira
- La banca centrale che ha riserve valutarie (oro, dollaro, euro e altre valute) deve cominciare a vendere queste valute comprando Lira, o vendere oro contro dollaro Usa e poi cambiare i dollari in Lira.
Così facendo, da un lato fornirebbe un segnale di stabilità per la Lira seppur a costo di ridurre
la sua riserva valutaria. In genere queste difese hanno vita breve se non ci sono interventi di fondo in grado
di definire la situazione di criticità e di combattere la speculazione che, in caso contrario, rischierebbe
poco dopo di riprendere l’attacco più forte di prima fino alle conseguenze estreme di privare la banca
centrale di tutte le armi a sua disposizione.
- seconda possibilità è quella di aprire una linea swap in dollari con la FED.
In questo caso, la banca centrale turca si farebbe prestare un determinato ammontare di dollari dalla Federal Reserve riuscendo così a incrementare le sue disponibilità valutarie e contrastare le vendite.
A sua volta poi la banca centrale turca potrebbe poi aprire linee di finanziamento in dollari alle banche
nazionali.
- terza possibilità potrebbe l’aumento dei tassi.
Rialzando il costo del denaro in maniera consistente, si stroncherebbe la speculazione. Infatti, se restare
“corti” di Lira costasse l’1% al giorno (circa 500% annuo), la speculazione mollerebbe il colpo
facilmente.
Controindicazione al rialzo dei tassi è che la situazione sarebbe però di difficile gestione nel lungo periodo.
I paesi europei esposti alla lira turca
L’esposizione complessiva delle banche mondiali verso Turchia ammonta a 264,8 miliardi di dollari. Nel dettaglio:
- Spagna 84 miliardi di dollari
- Francia 37 miliardi di dollari
- Gran Bretagna 18,8 miliardi di dollari
- Stati Uniti 17,7 miliardi di dollari
- Germania 17,5 miliardi di dollari
- Italia 16,9 miliardi di dollari
*Responsabile Consulenza finanziaria, Gamma Capital Markets