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Noi Donne multitasking per forza

Donne multitasking per forza SalvaDenaro

Donne: sempre in equilibrio tra lavoro e famiglia per sopperire alle carenze degli altri, contribuendo al ménage famigliare più degli uomini. Impariamo a dare  il giusto  valore al nostro tempo con orgoglio

Ma le donne sono veramente più adatte al multitasking per motivi genetici o con questa favola sono spinte a prendersi carichi di lavoro che altri fanno finta di non vedere?

L’Istat evidenzia che le donne, fin dall’adolescenza, spendono una quota maggiore del tempo in attività familiari a scapito del tempo libero.

Indagini condotte negli ultimi due anni rilevano che l’82% delle donne italiane si occupa da sola dei lavori casalinghi e sebbene – nell’ultima rilevazione Istat – il numero delle casalinghe (7,3 milioni) sia in lieve riduzione rimane ancora elevato il numero delle giovani che si occupano della famiglia a tempo pieno, addirittura in aumento nel Nord-Est.

Quanto conta la pressione sociale?

Certo è che sulle donne la pressione sociale a prendersi cura di tutto, e di tutti, è molto forte. Questo, purtroppo, influenza la definizione delle priorità a fronte di un tempo che tutti percepiamo come limitato anche se, paradossalmente, mai come in questo momento i tempi della produzione di beni e servizi (inclusi i casalinghi) sono stati accorciati dallo sviluppo tecnologico. Selezionare le priorità in modo appropriato rispetto al ciclo di vita richiede la capacità di proiettarsi nel futuro

Se è vero, come afferma la fisica quantistica, che il tempo come lo intendiamo noi non esiste, e soprattutto non esisteil presente, esistono, tuttavia, gli avvenimenti e questi avvenimenti ci porteranno con buona probabilità ad una fase della nostra vita dove correggere gli sbagli sarà impossibile.

Quali le conseguenze per le donne rinunciare al lavoro?

Le donne che escono dal mercato del lavoro, motivate dalla necessità di prendersi cura di casa, figli e altri familiari, non considerano che da anziane raddoppieranno la probabilità di finire la loro vita in povertà, visto che presumibilmente sopravvivranno ai loro mariti e che la reversibilità non è,
e non sarà, generosa. Non a caso, le donne sono le maggiori percettrici di pensioni assistenziali e il divario medio nelle pensioni di anzianità, percepite in maggioranza da uomini, è di poco meno
di 8000 euro l’anno.

Infine, una recente ricerca Ubs conferma i risultati delle indagini sulla gestione del denaro condotte negli ultimi anni dal Museo del Risparmio. Queste ultime evidenziano una gestione dei soldi da
parte delle donne limitata alle sole spese quotidiane e di breve termine mentre le decisioni sugli investimenti di lungo periodo vengono delegate ai compagni, perché considerati (forse a torto) più
preparati. Un risultato frutto di uno schiacciamento dell’orizzonte temporale che spinge le donne a fare tutto di fretta, guardando al presente e senza memoria, come se non ci fosse un domani.

Cosa fare?

Forse spingersi oltre i 140 caratteri aiuterebbe non solo a mettere a fuoco meglio l’ordine delle priorità, ma anche ad individuare quello che veramente le donne vogliono e, soprattutto, a capire meglio le conseguenze delle proprie scelte.

 

*Direttore del Museo del Risparmio di Torino

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