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Bce: tassi al 4,50%, le conseguenze su crescita e mutui

In attesa delle mosse della Bce cosa succede negli Usa

Come previsto la Bce (Banca Centrale Europea) ha alzato i tassi di un altro quarto di punto, portando il tasso ufficiale al 4,50% lordo. Vediamo le ripercussioni su economia e inflazione; su depositi e titoli finanziari e sui mutui

Inflazione alta e crescita bassa

Le  politiche restrittive della Banca Centrale Europea hanno un chiaro obiettivo: ridurre l’inflazione portandola al 2%. Secondo gli economisti,però, l’obiettivo non sembra essere raggiungibile a breve. Secondo Sebastian Vismara, Financial economist di BNY Mellon Investment Management le proiezioni macroeconomiche che hanno accompagnato la decisione tracciano un quadro complesso per l’Eurozona: mentre l’inflazione totale (non quella primaria) resterà più robusta di quanto si pensasse,  al disopra dell’obiettivo del 2% fino al 2025 , la crescita economica sino al 2025 è prevista a livelli più bassi rispetto alle stime precedenti, Le politiche monetarie della Bce future dipenderanno dai dati. Pensiamo che questo potrebbe essere l’ultimo rialzo del ciclo attuale, ma vediamo anche rischi in aumento nel breve termine, nonostante la debolezza della crescita e le pressioni inflattive forti. Il mercato del lavoro è resiliente e stretto dal lato dell’offerta. La BCE mantiene il mandato di riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo, ma al tempo stesso le previsioni di medio termine la collocano al di sopra dell’obiettivo.

Mutui sempre più salati

Il rialzo di 25 punti base del costo del denaro, secondo le simulazioni di  Mutui.it , potrebbe portare la rata di un mutuo medio a tasso variabile a lievitare del  66% in più rispetto all’inizio del 2022.

Di solito l’Euribor segue l’andamento dei tassi Bce e quindi  per sapere quanto saliranno effettivamente le rate dei mutui variabili bisognerà quindi aspettare. L’aumento nel prossimo trimestre, quindi, dovrebbe essere inferiore ai 25 punti base della Bce e ci si attende che, da gennaio, i tassi calino seppur gradualmente.

Le simulazioni e le previsioni future

Per valutare approssimativamente di quanto la rata potrebbe aumentare Facile.it e Mutui.it hanno preso come riferimento un finanziamento a tasso variabile da 126.000 euro con piano di restituzione in 25 anni sottoscritto a gennaio 2022 e hanno esaminato come sono cresciute le rate da inizio dello scorso anno ad oggi e come potrebbero variare nuovamente nei prossimi mesi.

Il tasso (TAN) di partenza di gennaio 2022 era pari allo 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro. A seguito dei diversi aumenti del costo del denaro messi in atto dalla Banca Centrale Europea per combattere l’inflazione, il tasso del mutuo preso in esame è salito di molto, arrivando a toccare a settembre 2023 il 5,05%, con una rata di circa 740 euro. Oggi, quindi, il mutuatario si trova a pagare quasi 285 euro in più (+62%) rispetto alla rata iniziale di gennaio 2022.

Se, a seguito dell’aumento odierno della Bce, l’Euribor aumenterà altri 25 puti base, la rata mensile del finanziamento analizzato potrebbe arrivare addirittura a 759 euro, con un aggravio di ben 303 euro .

In scadenza le agevolazioni per i mutui gli Under 36

Ancora nessuna proroga delle condizioni agevolate di garanzia fino all’80% per i mutui prima casa destinati ai giovani, la cui scadenza è prevista per il 30 settembre. Da quando è stata introdotta nel 2021, la misura ha consentito a numerosi Under 36 di accedere a condizioni vantaggiose alla sottoscrizione del mutuo prima casa.

In compenso migliorano i rendimenti dei titoli di stato e depositi

L’unico fatto positivo del rialzo dei tassi è che si traducono in rendimenti più ricchi nei prodotti d’investimento.   I Btp battuti in asta  a settembre con scadenza tre/cinque anni rendono già oltre il 3% netto annuo ed è possibile che con gli ultimi rialzi Bce il rendimento si alzi ancora. Il 3% è un tasso che mette i risparmi al riparo dall’inflazione. Rendimenti interessanti si possono ottenere anche vincolando il risparmio sui conti di deposito  (i conti senza operatività senza costi di gestione, né di apertura e chiusura, unico costo  l’imposta di bollo sulla giacenza pari allo 0,20%) I conti di deposito servono per parcheggiare il denaro che non serve per le spese correnti. Il denaro si può tenere sempre disponibile con una remunerazione minima, oppure lo si può  vincolare per un certo numero di mesi: da 3 a 60 mesi, ottenendo rendimenti crescenti che oggi indicativamente vanno dal 2% fino al 4% netto sui cinque anni. Ma, a seguito dell’ultimo rialzo del tasso Bce è probabile che le banche  aumentino ulteriormente  i rendimenti  Ultimamente stanno spuntando anche conti correnti tradizionali che remunerano la liquidità sempre disponibile al 4% lordo/annuo ovvero il 2,96% netto

 

 

 

 

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