Le Borse chiudono con un moderato rialzo una settimana molto volatile, partita con il crollo dei listini giapponesi, provocato dai timori di recessione negli Usa e dall’eccessivo rafforzamento dello yen. La moneta giapponese che in chiusura di settimana si è stabilizzato a 147,16 sul dollaro e a 160,80. sull’euro. A far recuperare l’ottimismo sono stati gli ultimi dati sul mercato del lavoro negli Usa. Gli investitori vedono allontanarsi lo spettro della recessione negli Stati Uniti.
Le chiusure delle Borse del 9 agosto
Tokyo (+0,56%), (Hong Kong (+1,3%), Seul (+1,24%) e Mumbai (+1,1%)
Milano +0,13%, Madrid +0,76%, Francoforte +0,24%, Parigi +0,31%.
Si è ridimensionato anche lo Spread Btp/Bund tornato a 145 punti (variazione -0,17%, rendimento Btp 10 anni +3,64%, rendimento Bund 10 anni +2,19%).
La volatilità sui mercati continuerà?
Lo spiega Stefania Paolo, Country Head Italia di BNY Investments
“La volatilità è iniziata con un’inversione dei trade sullo yen, ovvero con il rafforzamento inaspettato e improvviso della valuta giapponese. Da diversi anni ormai la debolezza dello yen sosteneva la Borsa di Tokyo; il suo rapido rafforzamento ha causato un calo brusco dei listini e un rapido rally delle obbligazioni.
L’effetto contagio sui mercati internazionali è stato poi esasperato dai dati sull’occupazione USA più deboli del previsto, che hanno a loro volta innescato timori di recessione. Inoltre, il fatto che gli investitori siano ampiamente esposti agli asset rischiosi, unito alle condizioni di liquidità ridotte tipiche del mese di agosto, ha ulteriormente aggravato la situazione. Non è un caso che lo shock iniziale si sia manifestato nei settori più sensibili alla crescita. Il tutto però si è ridotto a 2 giorni di volatilità – per quanto intensi – seguiti da un netto recupero”.
I rischi di recessione negli Usa sono realistici?
“Noi riteniamo, che i rischi di recessione siano sovrastimati dal mercato e riteniamo che le Banche Centrali con i tagli dei tassi, o i governi con le loro politiche fiscali espansive, riusciranno con successo a evitare quantomeno un rallentamento dell’economia.
Il vero rischio è la concentrazione.
Sul fronte azionario è da diverso tempo che i nostri esperti evidenziano il peso crescente delle Magnificent 7 che rappresentano, da sole, più del 17% della capitalizzazione di mercato globale.
E’ questo un dato preoccupante e ancor di più se si considera che le valutazioni azionarie nel loro insieme sono a livelli elevati rispetto alle medie storiche. Oltre il 60% dei titoli sui mercati globali scambia su un PE forward di oltre 20x, rispetto a una media del 40%. E tra questi titoli ci sono le sette società, le cosiddette Magnifiche 7, che sono scambiate con un multiplo medio superiore a 30x.
Sono livelli molto simili a quelli che abbiamo visto alla fine degli anni ’90, nel periodo precedente allo scoppio della bolla del Nasdaq. Non sappiamo se la storia si ripeterà, o quando, ma vediamo che molti investitori stanno iniziando a porsi proprio questo interrogativo.
Sul fronte obbligazionario, abbiamo invece visto l’anno scorso un’ eccessiva esposizione degli investitori al debito sovrano domestico, anche se dal 2024 abbiamo iniziato a vedere una maggiore diversificazione.
Diversificazione e decorrelazione sono le due parole magiche per evitare di “incassare” i colpi dei mercati quando la volatilità decide di salire sul ring e picchiare duro”
Perché la volatilità favorisci gli investimenti attivi?
“Perché crea momentanee disallineamenti tra il valore effettivo di un titolo (ovvero i fondamentali, la capacità del business sottostante di generare ricchezza o di perseguire altri obiettivi, anche non finanziari) e il valore temporaneamente attribuitogli dai mercati. Questo però ha senso su un orizzonte di lungo periodo, in cui si dà tempo non solo alla volatilità di riassorbirsi, di riallinearsi al valore reale, ma anche ai trend strutturali di dispiegare i propri effetti, e alle aziende di crescere con essi.
Quindi ha più senso muoversi guardando ad altri fattori:
- il ritorno dell’inflazione strutturale,
- il passaggio a un’era di tassi d’interesse più alti più a lungo,
- la deglobalizzazione,
- l’innovazione e la sostenibilità.
La ricetta per un portafoglio efficiente
Come gestire il portafoglio nei momenti di volatilità: la ricetta di Paolo
- non prendere decisioni avventate,
- ignorare i rumori di breve periodo e
- guardare ai veri trend che guidano i mercati nel più lungo periodo.
Ricordiamo anche che la volatilità crea opportunità interessanti nelle aree sottovalutate dei mercati.
Sconsigliamo, tuttavia, di operare su una base di così breve periodo come possono essere i movimenti bruschi e importanti cui abbiamo assistito in questi giorni.
I titoli azionari da preferire:
- titoli che distribuiscono dividendi superiori alla media stanno scambiando a valutazioni scontate del 50-60% rispetto alle medie di mercato, in termini di P/E e P/B .
- i finanziari difensivi che comprendono anche le compagnie assicurative,
- al tech meglio optare per i beni di consumo di base, servizi di pubblica utilità, assistenza sanitaria.
Segnaliamo che il fondo BNY Mellon Global Equity Income oggi è posizionato in modo cauto proprio per evitare questo genere di shock, con un’esposizione che non era mai stata così bassa e sottopesata rispetto agli indici ai settori della tecnologia – e zero esposizione al Giappone.
I titoli obbligazionari da preferire
- gli high yield che presentano diversi vantaggi: un rendimento particolarmente elevato
- le strategie a ritorno assoluto che offrono rendimenti costanti in tutti i contesti, indipendentemente dall’andamento dei mercati
Segnaliamo che il fondo BNY Mellon Absolute Return Bond, investe in titoli di Stato, credito investment grade e high yield, obbligazioni indicizzate all’inflazione, debito dei mercati emergenti, valute, ABS, prestiti.