Risale il prezzo del petrolio e delle materie prime. Lo scenario sta cambiando, ma qualche incertezza resta
Nelle ultime settimane il petrolio è tornato protagonista con un significativo rialzo dei prezzi. Dai minimi di inizio anno il Brent ha raddoppiato il valore del barile da 25 a 50$. Qualcuno parla di speculazione, ma in realtà questo movimento segue un aggiustamento dei valori, spinti eccessivamente al ribasso nella fase di alta volatilità dei primi del 2016.
Le oscillazioni del prezzo del petrolio nell’ultimo periodo
Il massimo di 148 $ è stato toccato nell’estate del 2008; la caduta sotto 40$ a inizio 2009; nuovi massimi a 125$ in aprile 2011 e marzo 2012, poi la discesa fino ai minimi di 26$ del gennaio 2016.
Lo scenario è cambiato?
Gli analisti sostengono che i minimi sono ormai superati, non solo per il petrolio, ma anche per le materie prime. Le ragioni sono una diminuzione dei rischi deflattivi, a fronte di una tenuta dell’economia globale guidata dagli Stati Uniti e una minore aggressività nelle svalutazioni competitive sulle valute dei paesi esportatori. Rimangono, comunque, alcune incertezze: in primo luogo il progressivo rallentamento dell’economia in Cina che si ripercuote sull‘India che non è ancora riuscita a compensare completamente il calo di domanda della Cina, nonostante le prospettive siano favorevoli.
Per il petrolio è iniziata il giro di boa?
Nel breve periodo è alquanto difficile capire la direzione dei prezzi che saranno condizionati dalle decisioni politiche dei produttori nel prossimo incontro di giugno. Il processo di riequilibrio sembra comunque avanzare in un quadro generale in miglioramento. L’offerta e la domanda hanno raggiunto un punto di svolta, dopo i confronti tra i paesi produttori e il sostegno della stagionalità estiva. Restano, tuttavia, i dubbi sul recente forte rialzo del prezzo del petrolio. La spinta sarebbe stata forzata da grandi interruzioni sul lato dell’offerta (incendi in Canada e problemi in Nigeria), contribuendo a un’accelerazione che potrebbe essere ribaltata.
Quali saranno gli effetti sui metalli industriali?
Gli analisti vedono nel rame il candidato a un nuovo periodo di debolezza, a fronte di una domanda finale in calo e un’offerta costante. Il suggerimento degli operatori di settore sono posizioni finanziarie corte sul rame e lunghe sullo zinco, metallo meglio sostenuto dai fondamentali e destinato a continuare a generare extra rendimenti.
Quali prospettive per l’oro?
Anche sui metalli preziosi gli analisti vedono all’orizzonte prese di beneficio. L’Oro è stato il metallo di riferimento dei portafogli finanziari, di fronte alla caduta dei listini azionari di inizio anno. Di conseguenza per il prossimo futuro è presumibile che la domanda dell’oro cali. In compenso è aumentata la domanda dei lingotti da parte delle banche centrali cinese e russa, con l’aumento delle riserve a supporto delle proprie valute. Nell’attuale situazione, uno dei temi di prudenza riguarda sicuramente la sensibilità dell’oro legata ai rischi di restringimento monetario della Fed. In effetti la scorsa settimana, le quotazioni del Gold Future (Comex), in occasione del rilascio delle minute del FOMC, dove si intravvede un eventuale rialzo dei tassi di interesse in estate, hanno dimostrato una debolezza che si è poi mantenuta nelle sedute successive.
Buona tenuta dei beni agroalimentari
Anche se lontanissimi dai massimi di cinque anni fa, gli analisti restano prudenti segnalando, dopo gli importanti rialzi, possibili prese di beneficio in generale sulle materie prime. Un’indicazione positiva arriva invece dai mercati delle soft commodities, in particolare su alcuni prodotti agroalimentari come lo zucchero, dove il rapporto consumi e stock di magazzino risulterebbero in diminuzione, il che confermerebbe la tenuta del trend positivo sui prezzi.
*Investment Strategist di R&CA